Roberto_Abundo_Art_Press - Roberto Abundo - La pittura come specchio dell'anima

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Roberto Abundo - Critica "Agenda degli Artisti" - 2010

Abundo e’ artista introspettivo, che esprime nelle sue opere tutta la sofferenza ed il travaglio interiore propri dell'essere umano.
Ma di un introspettivo “sui generis”: egli è infatti pronto dapprima ad osservare, meditare, elaborare, infine a gridare - con un grido peraltro strozzato o, piu’ precisamente, discreto - al mondo l'esito di tale intimo processo analitico.
E schiude dunque il sipario su un'umanità dolente che soffre e si strugge al solo pensiero del tempo passato che non potrà tornare e solo per brevi momenti sembra essere in grado di  assaporare le gioie della vita stessa.
Il tutto attraverso metafore e, per così dire, metonimie figurative: fiori, tronchi, rami,radici o scarpe risultano essere personificazioni oggettive di risvolti della vita dell'uomo in tutte le varie accezioni e sfumature.
I titoli spesso accompagnano le opere, in un concetto di performance a 360 gradi: suoni puri, nenie e cantilene, giochi di parole, citazioni letterarie contribuiscono tutti al completamento di tale progetto.
Progetto che si avvale spesso della lingua straniera,i n grado- in maniera più velata e meno diretta - di esprimere, in parte come puro suono, il concetto che l'artista desidera comunicare al fruitore dell'opera.

Roberto Abundo - "Non solo odontoiatra" - 2010

"Alcuni tra i colleghi già sapevano di questo mio 'rovescio della medaglia' avendo, nell'ambito del Congresso Nazionale AIO qui a Torino non solo tenuto uno dei corsi precongressuali ma anche esposto, dietro iniziativa degli organizzatori nella serata intitolata "Dentisti/Artisti", alcuni miei acquerelli risalenti a quando avevo 20 anni.
In realtà la pittura rappresenta per me qualcosa di ancor più radicato. Fin da bambino mostravo una spiccata attitudine nei confronti del disegno e della pittura. Rapidamente passo dalle tecniche a matita a quelle a pastelli prima, quindi ad acquerello e tempera. A 7 anni inizio a dipingere ad olio riproducendo in piccole dimensioni, quadri di Vincent Van Gogh. Pur senza capirne, forse, il reale significato, mi sento attratto dalle opere di Van Gogh stesso, di Gaugain e degli Impressionisti, ai quali mi ispiro nei miei quadri da lì fino ai 14 anni circa. Nonostante gli insegnanti mi spingano da sempre a seguire studi artistici, non prendo mai in seria considerazione tale ipotesi come possibile occupazione principale per il futuro. Dovendo quindi dividere il tempo tra gli studi liceali e lo sport agonistico, ritorno ad affiancare alla pittura ad olio — che richiede tempi e spazi considerevoli per la sua applicazione — quella ad acquarello, di più immediata realizzazione quando si tratta di esprimere rapidamente l'emozione ispiratrice. Ricevo da mio zio Antonio Troisi, pittore figurativo, le basi per la rappresentazione prospettica, ma sempre più, forse per reazione, mi oriento verso un'espressione pittorica per così dire informale.
Tuttavia, una volta intrapresi gli studi universitari di Medicina, man mano che mi calo maggiormente in un mondo rigorosamente scientifico e razionale, vengo a perdere l'ispirazione ed i miei quadri tra i 19 e i 22 anni denotano chiaramente un inaridimento della vena emozionale pur mantenendo una discreta tecnica.
E' mio compagno di università in quegli anni Nicola Bolla, oggi artista di fama internazionale dalla grande capacità di innovazione, nonché affermato professionista nella specialità di oculistica: all'epoca ero ammirato di come riuscisse a mantenere vive le due anime di studente/futuro medico e di artista, mentre, per quanto riguarda me, a fronte dell'impossibilità ormai evidente di tradurre in immagine i sentimenti, decido di interrompere ogni tipo di attività artistica.
Riciclerò dopo la laurea la manualità nell'attività chirurgica parodontale, ma resterò per più di 20 anni senza dipingere, pur avendo in un paio di occasioni tentato di esprimere qualcosa attraverso gli acquerelli con risultati assai freddi e anonimi.
Nei 10 anni in cui frequento assiduamente Boston per gli stretti rapporti professionali con la Harvard University, non manco mai di recarmi al Museum of Fine Arts dove, successivamente alla prima visita sono solito sostare a riflettere tutto il tempo di fronte ai quadri di Vincent Van Gogh — dei quali mi affascinano i colori e i colpi di spatola — e di Mary Stevenson Cassatt — dai quali sono letteralmente rapito per la capacità di trasmettere l'anima delle donne e soprattutto dei bambini attraverso l'espressione degli sguardi.
Ciò riaccenderà lentamente il desiderio mai sopito di tornare ad esprimermi attraverso la pittura. Ma è il biennio 2006-2007 a segnare una svolta in questo senso: inizio prima di tutto a osservare e interpretare la vita in modo diverso dopo essermi salvato miracolosamente, con mia moglie e con degli amici, da un terribile incidente stradale.
Poi la possibilità di conoscere, grazie alla professione, eminenti personaggi del mondo artistico (Rosalba Garuzzo, Luisa Raffaelli, Salvo risultano particolarmente influenti in questo senso), mi riportano gradualmente ad affrontare in prima persona il tema della pittura:
E sarà proprio Salvo — forse il mio favorito tra gli artisti contemporanei - a far scattare la scintilla con una frase magica: "quando dipingi non restare prigioniero della tecnica, ma salta aldilà della tecnica stessa per poter liberamente esprimere ciò che hai dentro".
Così, continuamente pungolato e consigliato da un altro esperto d'arte, Damiano Giancano collezionista e incorniciatore grazie al quale avevo iniziato ad apprezzare le opere di Ezio Gribaudo altro artista di cui ammiro la grande capacità di sperimentare nuove modalità espressive, decido di "impacchettare" per un mese una stanza di casa, per avere la possibilità di provare tecniche e materiali al fine di trovare finalmente il filone a me più congeniale.
Al termine di questo periodo di " taratura" mi oriento verso tecniche miste in cui utilizzo colori acrilici, trattandoli però in superficie con vernici di finitura il cui utilizzo avevo appreso nel periodo in cui dipingevo ad olio, servendomi come sfondi di carte, tessuti, metalli, incollati su legno al fine di rendere lo sfondo stesso il vero e proprio protagonista del quadro.
E gli oggetti presentati all'interno delle opere sono prelevati dal quotidiano — scarpe, bottiglie, fili metallici, vetri, specchi, reti di recinzione, filo spinato, filo per cucire,carta, stoffa etc... — e modificati fino a far loro assumere il desiderato potere evocativo. La riacquisita capacità espressiva si viene a sposare in quel preciso momento con uno stato d'animo di grande positività grazie al raggiungimento, a breve distanza l'uno dall'altro, di due obiettivi per me da sempre primari, professionali e familiari rispettivamente: l'insegnamento di ruolo negli Stati Uniti grazie alla chiamata dall'Università della Pennsylvania in qualità di Adjunct professar in Parodontologia e, soprattutto, la prossima paternità di una bimba dopo 10 anni di matrimonio a tante vicissitudini per il raggiungimento di tale obiettivo.
E il resto è in continuo divenire: in questo preciso momento i temi su cui sto lavorando in campo artistico sono principalmente due: uno è relativo alla rosa, capace di esprimere i miei stati d'animo e di addolcire talora, con la sua delicatezza, l'aspro e duro ambiente da cui è circondata.
Un altro è relativo al tronco d'albero con i suoi rami e le sue radici, a significare come le strutture più robuste trovino in ciò che non si vede, le radici appunto, il segreto di tale loro vigore.
Al momento le richieste e le proposte sono tante in campo artistico, vedremo che sviluppi potranno esserci in tal senso tenendo conto che il tempo per seguire questa ritrovata attività è sempre carente.
Per ora di una cosa sola sono certo: che, comunque evolva l'attività artistica, certo non mi potrà sottrarre più di tanto ad altre grandi passioni che in tutti questi anni ho coltivato: la Parodontologia e l'Implantologia che, vi confesso, in quei trattamenti di sfida che tanto spesso siamo chiamati ad affrontare nell'ambito dell'attività del Gruppo del Dr. Corrente, continuano a regalarmi grandi emozioni, almeno fino ad oggi addirittura superiori a quelle che posso provare per la realizzazione di un bel quadro."

 
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